Servizio pubblico e cooperative sociali: quali possibili rapporti nella Bat

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Le cooperative sociali sono un attore che da diversi anni, attraverso migliaia di lavoratrici e lavoratori, garantisce, talvolta in sordina, il buon funzionamento di numerosi servizi, dalla sanità all’assistenza, affidati dal servizio pubblico mediante sistemi regolamentati da normative nazionali. Gli addetti di questo settore operano, attraverso la loro professionalità, per il benessere della comunità intervenendo in tantissimi ambiti: assistenza domiciliare, servizi residenziali per anziani e disabili, servizi alla prima infanzia, servizi di accoglienza migranti e lotta alle dipendenze. Sono lavoratrici e lavoratori che svolgono la loro attività qualificata in servizi pubblici gestiti attraverso appalti o convenzioni con retribuzioni e diritti minori rispetto ai loro colleghi pubblici.

 

Si tratta di donne e uomini dai diversi profili professionali, ognuno in grado di dare risposte adeguate al tipo di prestazione che è chiamato ad erogare. Insomma, un solido partner per il sistema pubblico che, però, molto spesso, si trova di fronte a problemi come il ritardo nell’erogazione della retribuzione, il non totale rispetto dei parametri contenuti nei capitolati di appalto o con richieste non in linea con l’impianto contrattuale.

 

I lavoratori delle cooperative sociali hanno bisogno di approfondire i loro diritti e doveri, conoscere il loro Ccnl scaduto da ben sei anni, faticano talvolta ad affermare la propria professionalità e necessitano di formazione sindacale oltre al fatto che vivono nella quotidiana incertezza dei cambi di appalto, delle proroghe o nello smarrimento generato dalla soppressione di alcuni servizi soprattutto per le persone immigrate.

 

“Politiche di accoglienza ed integrazione e politiche occupazionali: quesito di reale dibattito ai giorni nostri. Nella Bat sono presenti in tutti i 5 ambiti territoriali cooperative sociali che erogano servizi rivolti alle persone, a famiglie o alla collettività, di natura prettamente assistenziale/economica, oppure di natura educativa o culturale ma anche interventi volti all’integrazione delle persone immigrate, alle donne e minori vittime di abuso e maltrattamento, oppure servizi per anziani o disabili. Insomma tanti tasselli di un ingranaggio ben strutturato che fa ben funzionare e muovere la vita della società. Un ingranaggio che non può più attendere: necessità del giusto riconoscimento derivante dal rinnovo del contratto fermo da più di sei anni. Mentre a livello nazionale è in corso un negoziato per le trattative, sui territori i lavoratori sono stanchi di attendere ed è più che mai urgente assicurare loro un trattamento economico dignitoso”, spiega Liana Abbascià, segretario generale Fp Cgil Bat.

 

“Non solo, per superare tante piccole e grandi vertenzialità di fronte alle quali quotidianamente ci ritroviamo, siamo convinti che con gli enti pubblici andrebbe fatto un lavoro preliminare all’emissione di qualsiasi bando al fine di poter mettere nero su bianco criteri certi e trasparenti oltre che, sarebbe anche opportuno, un monitoraggio costante con appaltante ed appaltatore affinché la gestione del servizio risulti in regola nel tempo dando attivazione alla responsabilità solidale in capo al committente. Per questo abbiamo proposto, ed in alcuni casi firmato già, con diverse amministrazioni un protocollo sulle relazioni sindacali ed uno sulla legalità negli appalti. Partendo, infatti, dai dati dell’ispettorato del lavoro per l’anno 2017, che prende in considerazione diverse macro-categorie, su più di 120 mila pratiche verificate le irregolarità totali riscontrate sono pari al 60,06%. Nella Bat salgono al 63,20%. Nel dettaglio si riscontra il 75,54% di irregolarità rilevate nell’edilizia, il 68% in attività di servizi di alloggio e ristorazione ed il 66,67 in sanità ed assistenza sociale. Non sfugge – commenta Giuseppe Deleonardis, segretario generale Cgil Bat – che costruzioni, ristorazione e sanità siano i settori in cui è presente il pubblico che spesso affida questi servizi in appalto all’esterno. Paradossalmente, invece, nell’industria (e quindi nel privato che non ha direttamente legami con il pubblico) le irregolarità si attestano al 59,38%. Cosa vogliamo dire con questo ragionamento? Che le pubbliche amministrazioni, involontariamente, prestano il fianco alle illegalità nel mondo del lavoro e per questo siamo convinti che sia il momento, anche alla luce di questi dati, di rilanciare proposta del protocollo sulla legalità negli appalti alle amministrazioni che non l’hanno ancora colta ed auspicare che laddove sia stato, invece, firmato sia operativo a 360 gradi. Con alcuni Comuni ci stiamo riuscendo, come ad Andria dove proprio in tema di cooperative stiamo portando avanti delle trattative affinchè vengano saldati i debiti che l’ente ha contratto con le aziende per poter giungere al pagamento delle spettanze per i lavoratori”.